San Pietro di Feletto. “Verrà a giudicare i vivi e i morti”

Il paese di San Pietro di Feletto si trova sui colli felettani alle spalle di Conegliano, lungo la ‘strada del prosecco’. Il suo monumento di maggiore interesse è la Pieve di San Pietro vecchio, una chiesa che risale al Mille, con un campanile romanico sul modello di Aquileia, e un vasto ciclo di affreschi che ne riveste sia l’esterno sia l’interno. Sulla facciata, insieme con due immagini di Maria con bambino e santi, spicca la curiosa raffigurazione del Cristo della Domenica. All’interno si fanno apprezzare il ciclo pittorico sulla vita di San Sebastiano e i dipinti delle navate e dell’abside, talvolta sovrapposti in palinsesto.

I resti del Giudizio finale sulla controfacciata

Ci concentriamo qui sull’affresco in controfacciata e sull’originale ciclo a due registri che illustra i dodici articoli del Credo, il Simbolo degli Apostoli, entrambi databili alla metà del Quattrocento.

Arma Christi

Sulla controfacciata della chiesa di San Pietro è ancora visibile un lembo di affresco del Giudizio finale, danneggiato dal terremoto del 1873. Le scene rimaste integre sono due. La prima si riferisce all’angelo con la stola che affianca la mandorla del Cristo ed esibisce gli strumenti della passione: la lancia, la canna e la colonna della flagellazione. La seconda scena si riferisce ai beati in preghiera davanti al giudice; il gruppo è preceduto da Giovanni Battista, nel ruolo dell’intercessore, con i capelli scomposti per il lungo eremitaggio nel deserto. Dietro di lui vediamo un papa (col triregno) e un cardinale (con la berretta).

Il gruppo dei Beati

Il ciclo del Credo era in origine sovrapposto agli affreschi della navata sinistra; con i restauri di fine secolo la pellicola superiore dei dipinti è stata strappata e ricollocata sulla parete destra. Vediamo oggi l’intero ciclo, suddiviso in dodici scene riquadrate e accompagnate dalle immagini ricorrenti di un apostolo e di un profeta. Le scene riguardanti l’aldilà sono quattro.

“Discese agli inferi”

“Discese agli inferi”

Nel tempo compreso tra la sua morte e la risurrezione, il Credo afferma che Gesù “discese agli inferi”. Il pittore ha descritto il Limbo dei Padri come una torre-prigione quadrata costruita alla base di un monte. Gesù scende al LImbo avvolto nel sudario, con le ferite alle mani e ai piedi ancora ben evidenti, sventolando il vessillo della vittoria sulla morte. Sfonda e calpesta la porta dell’inferno, mentre un diavolo guardiano osserva interdetto la scena da una finestra. Adamo, Davide e gli altri giusti dell’antico testamento si affollano verso l’uscita. Gesù li benedice e li invita a seguirlo. Commentano la scena l’apostolo Tommaso e il profeta Osea.

“Verrà a giudicare i vivi e i morti”

Verrà a giudicare i vivi e i morti

Il Credo recita che, dopo la sua risurrezione, Gesù sale al cielo e siede alla destra di Dio Padre onnipotente e “di là verrà a giudicare i vivi e i morti”. E il pittore ha ambientato il giudizio su un terrazzo della Gerusalemme celeste, dove Gesù, sceso dall’empireo varcando una mandorla radiosa, pronuncia la doppia sentenza di salvezza e di condanna. Due angeli lo affiancano e mostrano la croce e i chiodi, gli strumenti della passione. Al suo fianco levitano in aria i due intercessori in preghiera, la madre Maria, velata, e Giovanni Battista con i segni del lungo eremitaggio nel deserto.

La bocca dell’Inferno

A sinistra un angelo introduce un eletto nella porta cella città celeste. A destra un demone bastona i dannati e li spinge nella gola del Leviatano infernale. Commentano la visione l’apostolo Giacomo il minore e il profeta Sofonia.

“La risurrezione della carne”

La risurrezione dei morti in terra e in mare

Il Symbolum apostolorum recita al suo penultimo versetto “Credo la risurrezione della carne”. Il pittore ha rappresentato il risveglio dei morti nell’ultimo giorno con un’originale soluzione grafica. La Terra è una sfera tonda, dove il mare circonda la terraferma. Gli angeli trombettieri fanno squillare le loro trombe, rivolti ai quattro angoli del mondo. Dal mare risorgono i morti annegati, vittime dei naufragi. Sulla terraferma sorge un piccolo cimitero, individuato da un’insegna e da una croce. Un muretto lo separa dal vicino borgo, simbolizzato da palazzo civile con la torre e da una cappella con il campanile. Nel cimitero si distribuiscono le urne funerarie, le bare di legno e le tombe a inumazione.

Credo la risurrezione dei morti

Da queste i morti tornano in vita mostrando le diverse fasi della risurrezione: le ossa ancora aride, gli scheletri ricomposti e mummificati, i corpi vivi che si rianimano e si sollevano. Commentano la visione l’apostolo Giuda Taddeo e il profeta maggiore Ezechiele.

“la vita eterna”

Credo la vita eterna

L’ultimo versetto del Simbolo recita: “credo la vita eterna”. Il pittore ha inteso rendere l’eternità con l’immagine della comunione dei santi in Paradiso. Sul trono dell’empireo sono seduti Gesù e Maria, entrambi con la corona della loro regalità. Il Figlio benedice la Madre e regge in mano il globo. Intorno a una cornice di stelle affiorano i simboli dei quattro evangelisti: il leone di Marco, l’angelo di Matteo, il bue di Luca e l’aquila di Giovanni. A sinistra del trono vediamo le donne sante e coronate: Margherita, con la croce; Agnese, con l’agnello; Caterina d’Alessandria, con la ruota del martirio; Lucia, con gli occhi nel calice. A destra sono i santi: un vescovo col pastorale, seguito forse da Francesco, Antonio da Padova e un cardinale (di cui resta visibile solo la berretta). Commentano la visione l’apostolo Mattia e il profeta Abdia.


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