Napoli. Il Purgatorio delle anime ‘pezzentelle’

La chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio o Purgatorio ad Arco sorge lungo la Via dei Tribunali, corrispondente al decumano centrale della Napoli greco-romana. Oggi musealizzata, questa chiesa racconta il culto dei defunti e il suffragio per le anime del Purgatorio così come erano percepiti ed enfatizzati all’epoca della Controriforma. Nella tradizione religiosa cattolica il suffragio è l’applicazione di preghiere, indulgenze, opere buone alle anime del Purgatorio, per ottenere da Dio la remissione della pena temporale loro inflitta in sconto dei peccati commessi durante la vita terrena. La chiesa risale ai primi anni del Seicento ed esprime all’esterno e all’interno la sua destinazione al culto dei morti. Ne è interprete soprattutto la tela della parete di fondo, raffigurante La Madonna delle anime purganti, dipinta negli anni 1638-1642 da Massimo Stanzione, pittore tra i maggiori esponenti della scuola napoletana.

Nel quadro vediamo la Madonna con il figlio in braccio, in volo su una nuvola sorretta da angioletti, dare indicazioni agli angeli sulle anime che hanno terminato l’espiazione e che possono essere condotte in cielo. In basso vediamo tra le fiamme i corpi dei peccatori che anelano alla liberazione. Nella fascia intermedia gli angeli scendono in volo ad estrarre dal fuoco purgatorio e a sollevare verso il cielo le anime dei redenti.

All’interno della chiesa una scala scende a un vasto ipogeo destinato un tempo alle sepolture e a un corridoio dove nicchie e piccoli altarini, raccontano una storia antica, dove si mescolano fede, preghiere e speranze. Lumini, fiori, rosari, piccoli oggetti, messaggi scritti e riposti tra le pieghe dei cuscini dove riposano i teschi, testimoniano la cura, l’amore e la fiducia riposta in queste anime antiche. Oggetto di culto diventano le anime anonime, quelle abbandonate e senza nome, quelle i cui corpi, che non avevano beneficiato dei riti di compianto, venivano sepolti nelle fosse comuni. Il rapporto si stabilisce attraverso l’adozione di un teschio, che secondo la tradizione è sede dell’anima, che viene scelto, curato, accudito e ospitato in apposite nicchie. L’anima ‘pezzentella’ (dal latino ‘petere’: chiedere per ottenere), anima anonima o abbandonata, invoca l’alleviamento della pena, e colui che l’ha adottata, la persona in vita, a lei chiede grazia e assistenza.

Nell’elegante sagrestia neoclassica sono esposti alcuni dei pezzi della collezione acquistata dal Purgatorio ad Arco che un tempo occupavano l’interno delle piccole grotte purgatoriali e le edicole votive che i fedeli realizzavano in vari quartieri della città. Le anime avvolte nelle fiamme, in un numero variabile, chiedono la preghiera dei fedeli; sullo sfondo un Crocifisso con la Madonna addolorata, in primo piano un teschio e poi gli altri personaggi ricorrenti: un prete, un uomo anziano, una donna con i capelli raccolti, una donna giovane con i cappelli sciolti, un giovane, talvolta un soldato con l’elmetto e un chierico. Sono la rappresentanza delle anime del Purgatorio quelle che chiedono ai vivi le preghiere del suffragio. 


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